Alice stava
[ripiegata in un piccolo spazio] a un'estremità del divano bianco. Teneva in mano un bicchiere di Sprite e con la
[parte posteriore] dell'occhio
[guardava di sfuggita, senza farsi notare] le cosce voluminose di Sara Turletti, impacchettate in un paio di collant scuri.
[Stritolate sul proprio peso] sul divano diventavano ancora più grosse, larghe quasi il doppio. Alice pensò allo spazio che lei occupava in confronto alla sua compagna. L'idea di poter diventare tanto
[di spessore molto limitato] da essere invisibile le procurò una piacevole
[commozione improvvisa] allo stomaco.
Quando Mattia e Denis entrarono nella stanza,
[fece tornare diritto] la schiena di colpo. Con lo
[atto del guardare] cercò disperatamente Viola. Notò che Mattia non aveva più la
[applicazioni di bende per comprimere parti malate del corpo] e cercò di vedere se gli era rimasta una cicatrice sul
[regione compresa tra avambraccio e mano]. D'istinto percorse con l'indice la traccia della propria. Sapeva trovarla anche sotto i vestiti, era come avere un lombrico
[deposto, posato con cautela] sulla pelle.
I due nuovi arrivati si guardarono intorno, come prede
[chiuse in cerchio], ma la verità è che nessuno, della trentina di ragazzi sparsi nella
[ambiente interno di un edificio, destinato ad abitazione o a ufficio], fece caso a loro. Nessuno a parte Alice.
Paolo Giordano. La solitudine dei numeri primi