L'indomani, in pattuglia, il brigadiere andò in contrada Cotugno: nello stato d'animo, lui e i due agenti che lo accompagnavano, di fare una gita
: per quel che aveva detto il commissario, erano sicuri che quel luogo fosse disabitato e che la chiamata della sera prima era stata uno scherzo. Un fiumiciattolo, che scorreva
ai piedi della collina, era ormai soltanto un alveo
pietroso, di pietre bianche come ossame; ma la collina, in cima quella masseria
in rovina, verdeggiava. Fatto il sopralluogo
, il loro proposito era di darsi a
raccogliere asparagi e cicorie, festosamente
: tutti e tre esperti a riconoscere le buone verdure selvatiche
, da contadini che erano stati.
Filtrarono
nel recinto, che non era fatto, come guardando da giù si poteva credere, di semplici muri: erano magazzini, le porte chiuse da lucidi catenacci, che circondavano il villino, davvero grazioso e con molti segni di disgregazione, di rovina. Vi girarono intorno. Tutte le imposte
erano chiuse, tranne di
una finestra dai cui vetri si poteva guardar dentro. Stando nella luce abbagliante
di quella mattinata di marzo, videro dapprima confusamente
l'interno: poi cominciarono a distinguere e a tutti e tre, ripetendo la prova facendosi schermo
del sole con le mani, parve certo si vedesse un uomo che, di spalle alla finestra, seduto a una scrivania, vi si fosse accasciato
.
Leonardo Sciascia. Una storia semplice