Il tempo si stava
[guastando]
. Si era levato un vento freddo e il cielo si faceva caliginoso. Si indovinava un sole che
[tramontava]
dietro gli orti e già si faceva scuro verso oriente, dove ci dirigemmo,
[costeggiando]
il coro della chiesa e raggiungendo la parte posteriore del pianoro. Ivi, quasi
[a ridosso del]
muro di cinta, dove esso
[si saldava]
al torrione orientale dell'Edificio, c'erano gli stabbi e i porcai stavano ricoprendo
[la giara]
col sangue dei maiali. Notammo che dietro gli stabbi il muro di cinta era più basso, sì che vi ci si poteva
[affacciare]
. Oltre
[lo strapiombo]
delle mura, il terreno che
[digradava]
vertiginosamente al di sotto era
[ricoperto]
di una terraglia che la neve non
[riusciva]
completamente a nascondere. Mi resi conto che si trattava del deposito
[dello strame]
, che veniva gettato da quel luogo, e discendeva sino al tornante da cui
[si diramava]
il
[sentiero]
lungo il quale si era
[avventurato]
il fuggiasco Brunello. Dico strame, perché si trattava di una gran frana di materia puteolente, il cui odore arrivava sino al parapetto da cui mi affacciavo; evidentemente i contadini venivano ad
[attingervi]
dal basso onde usarne per i campi. Ma alle deiezioni degli animali e degli uomini, si mescolavano altri rifiuti solidi, tutto il rifluire di materie morte che l'abbazia espelleva dal proprio corpo, per mantenersi limpida e pura nel suo rapporto con la
[sommità]
del monte e col cielo.
Umberto Eco. Il nome della rosa.