Erio
(salutare) sua mamma, dal cortile, montando in bicicletta.
A Cordovalo non
(esserci) che il sole. Sotto i portici di mattoni alcuni ragazzetti
(giocare) a palline:
(essere) Nando, Cere, Velino, quello di Caorle. Velino
(gridare) a Erio: ‘Dove vai?’
Erio
(frenare), e restando a cavalcioni sulla sella, su cui
(arrivare) a stento,
(dire) serio, com’
(essere) sempre: ‘Al Pacher’.
‘Portami’,
(dire) Velino, attaccandosi al manubrio della bicicletta. ‘Monta’, gli
(fare) Erio. Velino
(avere) nove anni, Erio quasi tredici. Erio
(essere) innamorato degli uccelli, a casa
(avere) una ventina di gabbie.
(andare) a caccia quasi ogni mattina.
(essere) per questo che
(avere) degli amici, benché tutto l’inverno lo passasse nel collegio di Porto. Velino
(condividere) la sua passione. [....]
Da Cordovaldo al Pacher
(esserci) un chilometro di strada. Erio e Velino non si
(scambiarsi) una parola, durante la corsa. Erio non lo
(fare) per timidità; solo i suoi occhi neri gli
(brillare), lucidi, inespressivi, come quelli di un piccolo animale selvatico.
Il Pacher
(splendere) liscio sotto il sole.
Elio
(andare) a spogliarsi nel più profondo dei cespugli,
(venire) fuori con le vesti in mano, indossando un paio di mutandine troppo grandi. Senza guardare nessuno,
(mettere) i panni sopra la bicicletta, e
(allontanarsi).
Pier Paolo Pasolini, La rondinella del Pacher