Pronomi combinati :: Impariamo l'italiano

Filippo quando sentì che eravamo sfollate e avremmo abitato lassù con loro e ci avevamo soldi ed eravamo bottegaie (tutte queste cose disse Tommasino, scuro e reticente, come se avesse parlato con se stesso), poco mancò che non ci saltasse al collo.
Rosetta raccolse i pani e porse.
Il giorno dopo si vide che lui pensava sempre alle sue stoffe e meditava sul modo di recuperarle. Era sicuro che avevano rubate gente del paese.
Si vedeva benissimo che in fondo non importava niente di quelle caramelle e di quelle sigarette e che, ciononostante, se le contendevano con tanto accanimento perché sentivano che gli americani si aspettavano da loro che si comportassero così.
Io vedo le cose come stanno e dico in faccia, caro signore.
Ora questo non era vero perché tutti sapevano che lui, in casa, ci aveva ancora un sacco di farina e uno più piccolo di fagioli; e lui, per timore che portassero via, non invitava più nessuno a casa e di giorno chiudeva a chiave la porta e se ne andava per le macere con la chiave in tasca.
Il moro le sparava grosse, con un tono sicurissimo e spaccone; il biondo, fiacco e moscio, non lasciava passare nemmeno una.
Rassicurate in parte, Rosetta ed io prendemmo ciascuna uno di quegli orologi e ricaricammo o meglio facemmo finta perché erano già carichi e camminavano tutti benissimo.
restituii alcuni, di quei biglietti, perché erano veramente troppo sporchi e lui me li cambiò osservando: "Ne avessi una carrettata di questi biglietti qui, ci farei subito il patto."
descrissi, come potevo: "Uno biondo, piccolo con la barba a punta. Uno alto e magro, bruno, con gli occhi azzurri."
Alberto Moravia. La Ciociara

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