Cercammo di considerare le possibilità. Malachia? Era verosimile
, sapeva cosa voleva, ci aveva forse sorvegliato, ci aveva visto uscire senza nulla in mano, era tornato a colpo sicuro. Bencio? Ricordai che quando c'era stato il battibecco
sul testo arabo aveva riso. Allora avevo creduto che avesse riso per la mia ignoranza, ma forse rideva per l'ingenuità di Guglielmo, lui sapeva bene in quanti modi può presentarsi un vecchio manoscritto, forse aveva pensato quello che noi non avevamo pensato subito, e che avremmo dovuto pensare, e cioè che Severino non conosceva l'arabo e che dunque era singolare che conservasse tra i suoi un libro che non poteva leggere. Oppure c'era un terzo personaggio?
Guglielmo era profondamente umiliato
. Cercavo di consolarlo, gli dicevo che lui stava cercando da tre giorni un testo in greco ed era naturale
che avesse scartato
nel corso del suo esame tutti i libri che non apparivano in greco. E lui rispondeva che è certamente umano
commettere errori, però ci sono degli esseri umani che ne commettono più degli altri, e vengono chiamati stolti
, e lui era tra quelli, e si domandava se era valsa la pena di studiare a Parigi e a Oxford per essere poi incapace di pensare che i manoscritti si rilegano anche a gruppi, cosa che sanno anche i novizi, meno quelli stupidi
come me, e una coppia di stupidi come noi due avrebbe avuto un bel successo nelle fiere, e quello dovevamo fare e non cercare di risolvere i misteri, specie quando avevamo di fronte gente molto più astuta
di noi...
Umberto Eco. Il nome della rosa