Il televisore sapiente
Dal Giappone un amico ricchissimo mi ha portato in regalo una straordinaria novità: un piccolo televisore, di aspetto dimesso, dotato
una virtù prodigiosa: se qualcuno, anche lontanissimo, parla di noi, l'apparecchio fa vedere e udire. Se di noi nessuno si occupa, lo schermo resta buio.
Devo dire che il primo entusiasmo si è completamente quando, nell'intimità della casa, mi sono accinto a fare la prova. La maldicenza, si sa, è uno sport così facile e diffuso che lo ritiene una delle poche consolazioni in valle di lacrime. Né io certo mi illudevo che puri gli amici, se il discorso mi toccava, rinunciassero a qualche maligna frecciata. , sono cose che è meglio non sapere. Perché amareggiarci inutilmente?
Ma l'apparecchio era lì, a mia completa disposizione col suo meraviglioso segreto. E l'orologio segnava le nove e mezzo di sera, l'ora , al termine del pasto, gli amici si lasciano andare a confidenze e cattiverie. Per di più quel giorno era comparso un mio articolo, a cui molto, ma piuttosto . Sì, era probabile che in più di un luogo si stesse dicendo peste e corna di me. un po' voi, , come era possibile resistere. , le amare rivelazioni mi di regola. Così rimuginando, in forse una mezz'ora. Quindi, accesi.
Lo schermo per qualche minuto restò inerte. Poi si udì una voce, spiccato accento emiliano, ben seguita immagine. Vide due signori sui cinquant'anni, di cui uno con barbetta, che fumavano seduti non si capiva bene se in un salotto privato o angolo di un circolo. Uno teneva , come se appena finito di leggerlo, il giornale il mio articolo. E diceva: "Non sono d'accordo. Io l'ho trovato spiritoso. E poi dice cose che tutti pensano e nessuno ha di solito il coraggio di dire". L'altro tentennò il capo: "Può darsi che tu abbia anche ragione. Però a me, quello stile, sarà moderno fin che vuoi...". E i due, che prima non avevo mai visto, disparvero, segno avevano cambiato argomento.
Quasi immediatamente lo schermo si riaccese. il ristorante letterario che anch'io frequento spesso. Era il solito tavolo, al quale sedevano tre colleghi proprio del mio giornale. Mi salì il batticuore: "Come minimo, "pensai" questi qui mi squartano vivo". "Vedi?" diceva il più anziano, mio vecchio amico. "Per me, è un esempio tipico di che si deve intendere per buon giornalismo moderno. Del resto, chi non ha difetti? Perché sempre parlar male?" "E chi parlava male?" ribatté il più giovane, noto per le sue corrosive." che il lettore medio, il lettore di un quotidiano, a quelle finezze non arriva..." "Sia come sia" commentò il terzo. "Leggere dei pezzi simili, e lo dice un vecchio del mestiere, è sempre una soddisfazione." Ora, mai quei cari amici a sapere che io possedevo il diabolico televisore, così da potersi regolare in conseguenza, per me un assoluto mistero.
D. Buzzati. Le notti difficili